La misurazione dell’andamento della gestione aziendale
La misurazione dell’andamento della gestione aziendale: dai principi contabili nazionali ai principi contabili internazionali IAS/IFRS
(Prima Parte)
Quali regole contabili per le imprese?
A partire dal 2005 l’adozione di un linguaggio contabile internazionale (rappresentato da un insieme di standards di contabilizzazione ed informativa narrativa e tabellare nel bilancio di esercizio) è diventato obbligatorio nel nostro Paese per alcune tipologie di imprese sulla base di una normativa. Le imprese che sono state interessate dall’adozione obbligatoria di tali standards contabili (i principi contabili internazionali IAS/IFRS) sono anzitutto le società quotate in mercati regolamentati e le imprese operanti nel settore bancario e finanziario.
Cosa vuol dire adozione dei principi contabili internazionali? Vuol dire che progressivamente, anche su base volontaria come illustrato successivamente, le imprese del nostro Paese hanno:
- iniziato ad abbandonare le norme di legge relative alla redazione del bilancio di esercizio contenute nel Codice Civile e la loro declinazione pratica contenuta nei principi contabili nazionali (elaborate dall’Organismo Italiano di Contabilità, OIC);
- iniziato ad adottare le regole contabili internazionali elaborate dallo IASB (che sono in parte diverse da quelle nazionali).
L’adozione degli IAS/IFRS (ossia il c.d. reporting finanziario) dovrebbe garantire una migliore comparabilità dei dati contabili sia a livello europeo sia a livello internazionale.
Si tratta di un percorso molto lungo iniziato, per quanto attiene al nostro Paese, con il recepimento della Direttiva IV e della Direttiva VII dell’allora Comunità Economica Europea (ora Unione Europea, UE), con il Decreto Legislativo n. 127/1991 che ha riformato all’epoca in maniera molto significativa le precedenti regole contabili contenute nel Codice Civile.
Tali regole hanno poi subito un’ulteriore evoluzione con il recepimento in Italia (e negli altri Paesi appartenenti alla UE) della Direttiva 2013/34/UE che ha avuto come obiettivo quello di avvicinare le legislazioni contabili nazionali agli standards internazionali (pur sussistendo ancora molte differenze tra i due sistemi contabili, quelli “nazionali” con quelli “internazionali”).
E’ un quadro frammentato quindi quello che si presenta oggi ai diversi soggetti interessati alla redazione del bilancio (le imprese, i soci, i managers, l’Erario – per quanto riguarda le imposte - , i professionisti esterni che tengono la contabilità delle imprese, le Autorità come la Consob, la Banca d’Italia, l’IVASS, e gli standard setters nazionali ed internazionali) perché alcune imprese devono adottare gli IAS/IFRS sia per la redazione del bilancio consolidato di gruppo sia per il bilancio di esercizio, altre li adottano solo per il bilancio consolidato, altre li hanno adottati su base volontaristica, etc.
Un po’ di confusione? Forse, ma è un processo che ha dovuto contemperare varie esigenze (quella della UE di armonizzare i bilanci delle imprese, ad esempio) fra loro contrapposte in parte (imprese di medio-piccole dimensioni per le quali il reporting finanziario secondo le regole internazionali potrebbe risultare inefficace al fine della misurazione dei risultati aziendali).
Alcuni riferimenti normativi devono essere ricordati:
- Decreto Legislativo 38 del 2005, che individua le imprese che devono adottare obbligatoriamente gli IAS/IFRS (le società quotate e le banche tra le altre);
- Decreto Legislativo 139/2015, recante “Attuazione della direttiva 2013/34/UE relativa ai bilanci d'esercizio, ai bilanci consolidati e alle relative relazioni di talune tipologie di imprese, recante modifica della direttiva 2006/43/CE e abrogazione delle direttive 78/660/CEE e 83/349/CEE, per la parte relativa alla disciplina del bilancio di esercizio e di quello consolidato per le societa' di capitali e gli altri soggetti individuati dalla legge”,
a cui deve aggiungersi la produzione normativa e di prassi (Agenzia delle Entrate) per evitare che l’applicazione degli IAS/IFRS possa determinare una riduzione del gettito erariale (imposte dirette ed indirette).
Nel concreto cosa è cambiato per le imprese con la progressiva estensione dell’applicazione dei principi contabili internazionali? E’ cambiata anzitutto la numerosità dei documenti che compongono il fascicolo di bilancio e, soprattutto, alcune regole di valutazione. Le regole di valutazione sono fondamentali perché in base alle regole di valutazione cambiano le grandezze fondamentali che troviamo riflesse nel bilancio delle imprese: l’ammontare delle attività, l’ammontare delle passività, l’utile o la perdita di esercizio, e così via.
Ne consegue che adottare un criterio di valutazione o un altro ha un impatto immediato sui risultati del bilancio dell’impresa.
A proposito dell'autore
Claudio Sottoriva è professore aggregato di Metodologie e determinazioni quantitative d’azienda presso la Facoltà di Economia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Ha conseguito il Dottorato di ricerca in Economia Aziendale presso la Facoltà di Economia dell'Università degli Studi di Pavia.
Dottore commercialista e revisore legale dei conti, è autore di numerose pubblicazioni scientifiche in tema di bilancio, corporate governance, principi contabili e valutazioni d’azienda. Ricopre cariche in organi di controllo di rilevanti società italiane, operanti sia nel settore finanziario sia in quello industriale.
È consulente tecnico e perito penale del Tribunale di Milano. È componente del Gruppo di lavoro sui principi contabili internazionali dell’Organismo Italiano di Contabilità (OIC).
Per approfondire l'argomento, suggeriamo la lettura del testo "Il financial reporting secondo i principi contabili internazionali", pubblicato da McGraw Hill.

